Da Amalfi Tovere per il Fiordo di Furore e l’Orrido di Pino

Amalfi Tovere (400 m) – Fiordo di Furore (0 m) – Furore Sant’Elia (250 m) – Orrido di Pino (457 m) – Amalfi Tovere (400 m)

Type: ring Effort:high Difficulty:E Duration: 08h00 Distance: 13.4Km Ascent: 980

L’itinerario è un anello che consente di far visita al Fiordo di Furore ed all’Orrido di Pino partendo da Tovere, una delle frazioni di Amalfi.
Il Fiordo di Furore e l’Orrido di Pino sono il punto più basso e quello intermedio di una delle gole più spettacolari della Costiera Amalfitana, scavata in milioni d’anni da uno dei suoi tanti torrenti, denominato Schito nel tratto basso e Rio Penise in quello a monte.
I contenuti del trek sono principalmente paesaggistici.
Esso infatti si sviluppa lungo sentieri che hanno sempre affaccio sul mare, offrendo ampi panorami sulla costa.
L’impegno richiesto è alto, sia per i dislivelli sia perché quasi interamente su scale.
La difficoltà è media (E).
La segnaletica CAI è carente.
E’ fondamentale perciò dotarsi di una mappa ufficiale del CAI (acquistabile on line dal sito www.caimontilattari.it) e degli strumenti di orientamento in montagna (bussola ed altimetro).
Un GPS può rivelarsi di grande utilità, come pure uno smartphone munito di applicazione che renda navigabili off-line i sentieri CAI dei Monti Lattari. Osmand è quella consigliata.
La traccia è scaricabile gratuitamente da questo sito, previa registrazione.
L’itinerario corre sui sentieri CAI 317, 354, 354A, 361B, 361.
Purtroppo il Sentiero CAI 317, dal 2018, è chiuso nella parte bassa, ossia nel tratto denominato “Sentiero dei Pipistrelli Impazziti”, dalla località Punta Tavola (241 m) al Fiordo di Furore (0 m).
Attualmente, questo tratto va bypassato usando un percorso alternativo, che corre a poca distanza.
La traccia presente su questo sito segue questo diverso percorso.
Altra nota importante è che mancano del tutto punti acqua e ristoro.
Nei periodi più caldi è fondamentale avere almeno 2 litri d’acqua al seguito.
Il nostro itinerario inizia a Tovere, una delle frazioni di Amalfi, dove è possibile arrivare sia in auto che con i bus della Sita Sud Trasporti in partenza da Amalfi Centro.
Chi arriva in auto può parcheggiare gratuitamente in strada, nei pressi della Chiesa di San Pietro Apostolo.
In realtà gli unici posti delimitati da strisce bianche sono riservati ai residenti.
E’ anche vero però che lungo il tratto di strada tra il bivio per Tovere e la Chiesa di San Pietro Apostolo non ci sono divieti che impediscano la sosta a bordo strada.
Chi arriva in bus, deve scendere alla fermata Chiesa di San Pietro Apostolo.
I bus della linea Amalfi-Tovere sono però poco frequenti.
Maggiormente frequenti sono quelli della linea Amalfi-Agerola che fermano al Bivio per Tovere (335 m), distante solo 800 metri dalla Chiesa di San Pietro Apostolo.
In alternativa si può iniziare l’itinerario direttamente dal Fiordo di Furore, dove passano i bus della linea Amalfi-Sorrrento, ancora più frequenti.
Chi parte da Tovere, una volta giunto nei pressi della Chiesa di San Pietro Apostolo (400 m), deve abbandonare la frazione (dove si torna a fine itinerario) seguendo in discesa la strada asfaltata, da percorrere per circa 1km, ossia fino all’innesto della scalinata denominata Via Acquarola (315 m), che si trova circa 300 metri dopo il Bivio per Tovere (335 m), in direzione Amalfi.
Siamo sul Sentiero CAI 317.
Ovviamente, chi inizia il trek dal Bivio per Tovere deve semplicemente recarsi all’innesto di questa scalinata, intrapresa la quale, in circa 10 minuti, si raggiunge Conca dei Marini, altro comune della Costa d’Amalfi, e precisamente la località Punta Tavola (241 m), dove inizia il Sentiero dei Pipistrelli Impazziti.
Purtroppo, come già detto, questo sentiero è chiuso dal 2018.
Bisogna perciò abbandonare il sentiero 317 e proseguire per scalinate urbane e, precisamente, per Via Piedicampo, distante circa 300 metri, che raggiunge in pochi minuti la sottostante strada asfaltata Amalfi-Positano.
Bisogna poi percorrere detta asfaltata per circa 800 metri in direzione Positano, fino al Fiordo di Furore, che in questo punto è sottoposto alla strada di circa 30m.
Per visitare il Fiordo, bisogna scendere in spiaggia utilizzando la scalinata laterale (lato ponente).
Dalla spiaggia, bisogna poi risalire utilizzando l’ulteriore scalinata che attraversa le casette dei pescatori (monazei), dedicate al regista Federico Fellini ed all’attrice Anna Magnani, che qui, nel 1948, girarono, entrambi in qualità di attori, un episodio del film L’Amore, diretto da Roberto Rossellini.
Siamo sul Sentiero CAI 354.
Inizia una salita abbastanza faticosa, denominata “Sentiero della Volpe Pescatrice”, che in circa 30 min raggiunge la Frazione Sant’Elia di Furore, a quota 250 m.
Da detta frazione, l’itinerario prosegue ad una quota costante, passando dapprima per la “Passeggiata dell’Amore”, lungo la quale diverse maioliche ricordano i versi di famose poesie d’amore, e poi per il “Sentiero delle Agavi in Fiore”, che collega Furore a Praiano, percorrendo il vallone che divide le due località (Vallone della Praia), sovrastante l’altro fiordo della Costiera Amalfitano, il Fiordo della Praia, visitabile recandosi a Praiano.
In questo tratto, il sentiero corre lungo una cengia esposta, che impone maggiore attenzione.
Giunti sul lato opposto del vallone, bisogna proseguire fino al bivio per Praiano (quota 220 m), dove si arriva circa 1h45min dopo il passaggio a Sant’Elia.
Qui bisogna far attenzione a non sbagliare, perché l’itinerario non prosegue verso Praiano ma verso nord, in direzione Agerola Bomerano, la stessa cioè del Sentiero 354.
Inizia la parte più faticosa del percorso, che in circa 1h consente di raggiungere l’incrocio con il Sentiero 354A, a quota 500 m, nei pressi delle Grotte di Santa Barbara (506 m), un antico sito religioso del quale restano pochi resti. Il sito dista 5 minuti dall’incrocio.
Il nostro itinerario prosegue nella direzione opposta (Furore), lungo il Sentiero 354A, denominato di Abu Tabela in omaggio al generale agerolese Paolo Avitabile, distintosi per le sue doti militari sia nelle fila delle truppe napoleoniche che in quelle di re Ferdinando I e per lungo tempo anche al servizio dello Scia’ di Persia, dove fu appunto denominato Abu Tabela.
Questo sentiero attraversa innanzitutto spettacolari terrazzamenti coltivati ad uva biancolella e falanghina, dalle quali si ricava un ottimo bianco (il celebre bianco di Furore).
Per circa 500 metri corre poi su un tratto di strada asfaltata, in zona Sant’Alfonso di Furore, che immette su una successiva scalinata (Salita Belvedere) da percorre in salita per circa 500mt, fino quasi a raggiungere la sovrastante strada asfaltata per Agerola.
Pochi metri prima dell’intersezione tra la Salita Belvedere e questa strada, sulla destra, si trova una deviazione verso la Chiesa San Giacomo.
Si tratta della Traversa San Pasquale, da percorrere fino a detta chiesa e, poi, in leggera discesa fino nuovamente alla strada asfaltata, da percorrere in salita per ulteriori 200 metri.
Si raggiunge così la deviazione, sulla destra, per l’Orrido di Pino, all’altezza dell’Agriturismo La Mela Blu.
Questa traversa, anch’essa inizialmente in asfalto, prosegue in discesa diventando, dopo circa 300 metri, un sentiero sterrato.
Si tratta appunto del Sentiero dell’Orrido di Pino, denominato anche Sentiero dei Nidi di Corvo o di Abu Tabela.
Detto Sentiero attraversa la parte alta del Vallone di Furore, ad una quota di circa 500 m, terminando sul lato opposto, nei pressi di alcune case, a quota 576 m.
In detto punto, bisogna abbandonare il Sentiero 354A (diretto ad Agerola San Lazzaro) ed intraprendere il Sentiero 361B, diretto a Tovere di Amalfi.
Il Sentiero 361B non è per nulla segnalato, ma la sua individuazione, da un certo punto in poi, è facilitata dalla presenza di un binario a cremagliera per il trasporto dei limoni, che lo accompagna fino a Tovere di Amalfi.
Ci sono diverse scalinate che collegano direttamente il Sentiero 361B alla frazione Tovere.
Il nostro itinerario invece prosegue lungo un percorso più lungo, che aggira Tovere dall’alto per raggiungere un punto molto panoramico su Amalfi.
Precisamente, una volta terminato il Sentiero 361B, a quota 520 m, bisogna continuare sul Sentiero 361, in direzione Amalfi, fino a quota 400 m.
In questo punto, il Sentiero 361 è sbarrato da un muro che ne impedisce l’attraversamento poiché esposto al pericolo di caduta massi.
Proprio all’altezza di questa chiusura, si può ammirare Amalfi dall’alto. E’ un bel vedere.
Per completare l’itinerario, bisogna procedere nell’opposta direzione, ossia lungo Sentiero 317 che, correndo su strade cittadine, consente di raggiungere nuovamente la Chiesa di San Pietro Apostolo, passando per il centro di Tovere.
A chi ha raggiunto Tovere in bus e deve far rientro ad Amalfi, si suggerisce è di proseguire a piedi fino a destinazione.
Purtroppo, il sentiero 361, diretto proprio ad Amalfi, come già detto, è chiuso fino a Vettica, altra frazione di Amalfi.
Ci sono tuttavia altri modi per raggiungere questo villaggio, distante appena 1 km.
Precisamente, percorrendo una delle diverse scale che collegano Tovere di Amalfi alla sottostante Conca dei Marini, si può raggiungere la strada carrabile per Amalfi, che dopo poche centinaia di metri, incontra la frazione di Vettica, dove, all’altezza della Chiesa di San Michele Arcangelo, si può riprendere il Sentiero 361 e proseguire a piedi fino ad Amalfi centro impiegando circa 1h per raggiungerla. Probabilmente meno di quanto occorre per arrivarci in bus.

L’itinerario offre numerosi punti di contatto con la storia della Costiera Amalfitana ed, in particolare, con il periodo ducale, corrispondente a quello in cui Amalfi fu Repubblica Marinara autonoma (839-1145 d.C.).
A questo periodo storico sono innanzitutto da ricondurre le scalinate in pietra lungo le quali si sviluppa l’itinerario.
Queste fanno infatti parte dell’antichissima rete viaria che metteva in collegamento l’intero territorio della Repubblica, da Positano a Cetara.
Percorrerle quindi è un’esperienza che consente di capire come erano organizzati gli spostamenti di uomini e merci mille anni fa.
La Repubblica Marinara ebbe le sue fortune nell’abilità degli Amalfitani nella navigazione marittima.
L’invenzione della bussola da parte dell’amalfitano Flavio Gioia segnò una vera rivoluzione nella storia del trasporto marittimo, che gli amalfitani dell’epoca riuscivano già a fare in mare aperto, con tutti gli innegabili vantaggi che ne derivavano; primi tra tutti la velocità e la sicurezza dei traffici che, sviluppandosi su rotte distanti dalle coste, erano meno esposti ad atti di pirateria.
Questa abilità diede loro un vantaggio competitivo enorme rispetto a tutte le marinerie dell’epoca, che gli valse il ruolo di trasportatori privilegiati nei traffici tra Oriente ed Occidente.
Alle navi amalfitane alcun porto era precluso ed, anzi, ben 78 porti del Mediterraneo erano franchi da dazi per la Repubblica di Amalfi.
Mille anni fa, quindi, Amalfi già conosceva un’area di libero scambio sul modello dell’Area Shenghen, intervenuta in Europa solo mille anni più tardi (1985).
Da questa posizione di privilegio derivarono al territorio amalfitano immense ricchezze, testimoniate innanzitutto dalle numerose chiese che si trovano ovunque.
Anche quella di partenza del nostro itinerario (Chiesa di San Pietro) era già esistente nel 1200.
Il suo stile arabeggiante ci riporta agli scambi tra Amalfi e l’Oriente, che da commerciali divennero anche culturali, al punto che l’architettura dei luoghi presenta ovunque tecniche e stili tipicamente arabi.
L’accesso al mare era una necessità per tutto il territorio, come dimostrato dalla lunga scalinata che da Tovere conduce alla Marina di Furore, strappata alla montagna e realizzata lungo pendii apparentemente invalicabili.
Il percorso passa poi attraverso numerosi terrazzamenti, coltivati soprattutto a limoni.
Anche questi terrazzamenti sono testimonianza diretta degli intensi scambi tra Amalfi e l’Oriente.
Il limone infatti fu importato in Costiera proprio dai paesi arabi e qui trovò il luogo ideale per la sua coltivazione per le particolari caratteristiche climatiche della zona, protetta dalle sue alte montagne dai venti del nord e molto ricca di acqua.
Caratteristiche che resero possibile e particolarmente remunerativa la coltivazione di una speciale tipologia di limone (il c.d. sfusato amalfitano) dal sapore dolce e quindi facilmente mangiabile come un frutto.
Alla carenza di giardini si pose rimedio attraverso il terrazzamento, ottenuto macerando roccia (le cc.dd. macere) e creando argini riempiti con terreno vegetale.
Ne derivò la trasformazione dell’intero territorio in imponenti terrazzamenti, che oggi caratterizzano l’aspetto dell’intera Costiera Amalfitana e che le sono valsi il riconoscimento di Patrimonio dell’Umanità (sito Unesco) quale raro esempio di sfruttamento del territorio realizzato in perfetta armonia tra l’uomo e la natura.

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